Dallo Storico F. MARTINENGO:

L’AMERICA

Già sopra ho toccato dell’ardente desiderio che frugava dentro la Madre Rossello d’opere buone non mai sazia, di adoperare le sue Figlie oltre monti e oltre mare ne’ paesi più barbari e lontani, alla salute dei popoli infedeli. L’avrebbe mandate volentieri fino al Giappone e’ alla Cina, se la Provvidenza glie n’avesse aperta la via. Invece le chiamava al di là dei mari sì, ma in contraria direzione. E qui, a dar intera la ragione de’ fatti, mi fa d’uopo rifarmi col racconto alquanto addietro.

Fin dall’anno 1867, imperversando a Buenos-Aires il colera, e grande essendo lo spavento e la fuga delle genti, e l’abbandono dei morenti e dei morti per le case e le vie della città, il Governatore di quella Repubblica, Don Adolfo Alzina, s’era inteso coll’Arcivescovo Monsignor Escalada di far venire d’Europa una sessantina di Suore per l’assistenza dei poveri infermi a domicilio. Fallite le prime trattative colla Francia, e sfogandosene un dì l’Arcivescovo con quel fior di galantuomo e di cristiano che è il Commendatore Giambattista Gazzolo, Presidente allora dell’Università e degli studi di Buenos-Aires, ora Console a Savona della Repubblica Argentina, questi che più volte nel corso delle sue navigazioni aveva avuto occasione di toccar Savona e conoscerne le istituzioni, suggerì a Monsignor Escalada di tentare il Vescovo di questa città, se mai potesse e volesse concedergli le Suore della Misericordia.

Scrisse tosto l’Arcivescovo, e ricevuta, a nome della Madre Rossello, favorevole risposta, a Lei direttamente si volse con sua lettera in data del 3 Agosto 1868, chiedendole una sessantina di suore per l’assistenza degli infermi a domicilio, il Governo desiderarle ardentemente, disposto a fornirle d’ogni cosa, sia pel viaggio, sia pel loro stabilimento e mantenimento a Buenos-Aires; soltanto volesse la Madre nominarsi colà un Procuratore, che trattasse a suo nome l’affare e conchiudesse il contratto. Quanto a sé avrebbe accolto a braccia aperte le sue figlie, come una benedizione del cielo sulla sua diocesi.

A questa lettera rispose la Madre d’essere disposta ad una prima spedizione di 24 delle sue figlie. Quanto ad esse, non cercavano guadagni, ma solo il necessario a sostenersi e fare il bene: facesse lui, l’Arcivescovo, da Procuratore col Governo, che in migliori mani non potea mettere gli interessi delle sue Figlie, delle quali già lo riconosceva e venerava come amatissimo Protettore e Padre. Appianata con quest’atto di fiducia ogni difficoltà, la Madre, aspettandosi da un mese all’altro l’ordine definitivo della partenza, designava le Suore, che meglio le parevano acconce a sì lontana spedizione, e ordinava i preparativi per la partenza.

Ma aspetta un mese, aspetta un altro, non arrivava risposta: Madre e figlie si stava pregando fra speranza e timore; quando in maggio 69 ecco finalmente una lettera dell’Arcivescovo, datata dal 6 di marzo, lettera piena di desolazione e di sconforto, nella quale Monsignor Escalada annunziava che, cambiato lo stato della Repubblica Argentina, e venuto al Governo il signor Guglielmo Castro, costui da buon liberale, non volea sapere degl’impegni presi dal governo anteriore, e ricusava alle suore ogni sussidio. «E così (soggiungeva amaramente il buon Arcivescovo) per la malvagità e l’incostanza dei tempi e delle persone,diventa per ora assolutamente impossibile l’esecuzione del concertato disegno.

E conchiudeva: “Ringrazio infinitamente la S. V. e codeste buone sue Figlie della santa disposizione in cui erano di consacrarsi al bene di questo mio gregge coll’ esercizio dell’ opera della misericordia e confido nella bontà infinita di Dio, che mosso dalle nostre preghiere, vorrà concederci in un tempo più felice una consolazione tanto necessaria e tanto sospirata”.

(Continua nella sezione dei Documenti…)